Vivaitaliani ha posto qualche domanda a Carolina Botti (nella foto a sinistra), consigliere di APGI e direttore centrale di Arcus S.p.A., Società per lo Sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, che ne ha promosso la costituzione
“Sensibilizzare il pubblico e la politica, porre al centro dell’attenzione il Giardino e aiuti economici agli enti che gestiscono il nostro patrimonio verde: è questa la strategia di APGI”
Qual è l’anima promotrice dell’Associazione Parchi e Giardini Italiani?L’Associazione è nata da un’iniziativa strategica di Arcus, che è una società per azioni interamente a capitale pubblico che fa capo al ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. L’impulso è venuto dal nostro amministratore unico, l’ambasciatore Ludovico Ortona, che è il presidente di APGI, anche in virtù di quella che era stata la sua ultima esperienza diplomatica a Parigi, durante la quale aveva avuto modo di osservare in ambito francese la presenza di enti simili a quello che poi sarebbe diventata l’APGI in Italia. L’intento era proprio quello di creare qui da noi una realtà di coordinamento come già esisteva in altri Paesi in Europa. Dopo questo primo slancio, l’iniziativa è stata promossa in sede istituzionale con il Ministero dei Beni Culturali che oggi rappresenta il nostro azionista di maggioranza.
Non c’era il rischio di sovrapporre le competenze dell’APGI alle finalità degli enti già esistenti?Tra le nostre priorità c’era proprio quella di non dare la sensazione né tanto meno di essere una duplicazione di enti già esistenti, rispetto a quello che altre istituzioni già facevano e continuano a fare egregiamente. L’intento principale era diventare un interlocutore unico anche a livello istituzionale. Perché potevamo cucire tutte le varie competenze ed esperienze delle diverse entità, dando loro voce presso le istituzioni e facendo da ponte verso l’Europa.
Il Ministero dei Beni Culturali ha avuto un ruolo importante nella costituzione dell’APGI…Anche a livello centrale ministeriale, purtroppo questo tema sui giardini storici e in generale tutto questo importantissimo filone non aveva avuto negli ultimi anni la giusta rilevanza, tant’è vero che noi abbiamo dato il via alle nostre attività con due atti. Da un lato con la costituzione di un’associazione che abbiamo voluto far riconoscere alla prefettura con tutti i crismi di personalità giuridica, dall’altro siglando proprio con il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo una convenzione che sancisse questa volontà di presidiare istituzionalmente questo tema.
Tra gli obiettivi dell’APGI c’è anche la formazione di figure professionali che possono gestire questi spazi verdi?Sì, oltre all’informazione su queste tematiche e alla valorizzazione del patrimonio verde italiano, particolare attenzione è data all’aspetto della formazione. Nel senso che cerchiamo di porre l’accento su quelle figure specializzate di giardinieri che possono gestire e mantenere un giardino storico. Mestieri che detengono conoscenze ed esperienza che vorremmo non andassero perse. Questi temi sono andati scelti seguendo tutta una serie d’indicazioni che noi abbiamo chiesto ai gestori dei giardini storici. Siamo partiti con un sondaggio informale su quelle che erano le loro principali urgenze da affrontare. E tra queste è emerso il problema del disperdersi di un patrimonio da un lato preziosissimo e dall’altro anche pratico, tramandato non solo attraverso i libri ma anche acquisito sul campo. Questo nell’ottica di fare diventare tutto ciò anche una vera opportunità per i giovani. Quindi da un lato cerchiamo di recuperare una grave carenza e dall’altro, vorremmo offrire degli sbocchi professionali ai tanti giovani non hanno mai preso in considerazione questo settore.
Che ruolo avrà l’APGI il 24 maggio?Questa è un’iniziativa che avrà il fine e il significato di dare voce ai giardini. In realtà l’operazione del 24 maggio è consistita nel prendere in considerazione una data europea, consolidata nel tempo che celebrava i Parchi e alle Riserve Naturali, tanto è vero che è una data seguita in Italia da FederParchi e, a livello europeo, da Europarc. Così abbiamo pensato di unire le forze. Non abbiamo organizzato iniziative specifiche perché vorremmo che il 24 maggio si parli di giardini in generale e che ci sia una sensibilizzazione in tal senso. Un’iniziativa, insomma, che riesca a mettere al centro i giardini e renderli di nuovo protagonisti della nostra cultura, stimolando il pubblico a visitare questi spazi. Penso che un ruolo fondamentale è quello dei media che potranno dare risalto all’iniziativa facendo in modo che la gente potrà essere spronata a visitare questi bellissimi luoghi del territorio non per le singole iniziative organizzate una tantum, ma per il valore in sé dei nostri parchi e dei nostri giardini.
Crisi, mancanza di fondi e mancanza di personale, qual è la strategia di APGI per il Verde italiano?Innanzitutto mi sembra corretto precisare il motivo per cui noi ci siamo palesati al pubblico alla fine del 2013 con il nostro convegno di apertura, anche alla presenza dell’allora ministro Bray. Abbiamo voluto aprirci al mondo nel momento in cui avevamo consolidato alcuni tasselli interni come il riconoscimento con la prefettura, avevamo stipulato la Convenzione con il MiBaC, avevamo avviato l’attività di censimento, avevamo strutturato l’attività di formazione con iniziative che stimolassero a questo processo virtuoso a livello istituzionale. Il nostro compito è quello di rimettere al centro i giardini. Ci auguriamo che da tutto questo possa derivare anche un impulso a donazioni e iniziative pubbliche. E stiamo lavorando anche per elaborare delle proposte di legge che possano aiutare, sia al livello di aliquote comunali, di sgravi fiscali e al livello centrale la gestione di questo patrimonio e gli enti che li curano. Infine gli elementi imprenscindibili di questa strategia sono anche la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e della politica nei confronti dei nostri bellissimi giardini.
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