Quella fatta a mano, in orti per lo più familiari, è certamente faticosa (costringe a stare con la schiena piegata e fa stancare la terra che diventa più dura con il caldo). Ma l’opera è ripagata dal raccolto.
Estirperete le piante andate a fiore o quasi secche e, aiutantovi con una zappetta, inizierete a scavare a destra e a sinistra del fusto. È lì che, nei due o tre mesi precedenti, saranno cresciute le vostre patate.
Scaverete la terra e le vedrete affiorare come pepite d’oro. Abbandonerete all’ra l’attrezzo metallico e vi aiuterete con le mani, per non rovinarle. Le accarezzerete, quasi, ripulendole dalla terra e le riporrete in un cesto di vimini possibilmente.
Ancora una e poi un’altra. Così, lungo tutto il filare. Per evitare che rigermoglino precocemente lasciatele al buio ed in un luogo asciutto. Le primissime raccolte, però, friggetele o bollitele subito, con tutta la buccia. Il vostro tubero vi farà tornare il sorriso dopo la smorfia della fatica.
Silva 2014 è il primo evento nel nostro Paese dedicato alla cultura rurale e alle…
Dopo i community garden, la nuova frontiera sono le community greenhouse. Ovvero le serre condivise,…
Puntare su vigne, orti, laboratori didattici immersi nella natura e prodotti ortofrutticoli a chilometro zero.…
Solo chi ha assaggiato un Ciliegino coltivato con le proprie mani può capire la differenza…
Al Politecnico di Milano il primo orto in un ateneo italiano. Messo su con l'aiuto…
Chi l'avrebbe mai detto che una panchina avrebbe potuto salvare il destino di molti uomini?…
Questo sito, ed eventuali strumenti terzi da questo utilizzati, si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più, o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, o scorrendo questa pagina, acconsenti all'utilizzo dei cookie.