PIANTA DA GUARDIA Sappiamo tutti che “non c’è rosa senza spine”. E infatti la Carissa è sì così bella ma anche piena di terribili aculei che ne fanno una pianta perfettamente adatta ai confini e alle recinzioni. Le sue spine sono dure, fitte, appuntite, robuste e perfino biforcute (un tempo era classificata come Arduina bispinosa) e, infatti in Sudafrica, una sua zona di origine, viene utilizzata per fare siepi davvero impenetrabili, dove perfino piccoli animali non riescono a passare.Vi assicuro però che quando spuntano i primi fiori dall’odore intenso e, talvolta, fruttifica si fa perdonare questa aggressività. Fiori grandi e profumatissimi simili a quelli del gelsomino ma superdotati per dimensioni. Se poi le condizioni sono propizie, produce frutti rossi, a maturazione grandi come ciliegie, dal sapore gradevole e ricco di sfumature, adatti a produrre marmellate e gelatine.
Si chiama Carissa macrocarpa ed è conosciuta come C. grandiflora, io da sempre -per simpatia- lo chiamo Gelsomino africano. Nel suo paese d’origine, in Sudafrica è nota come Natal Plum, cioè Prugna del Natal
QUESTIONE DI NOMI Abbiamo detto quindi Carissa grandiflora (E. H. Mey) Carissa macrocarpa (Ecklon) e Arduina macrocarpa e quest’ultima denominazione, già attribuita da Linneo, fa riferimento a quella volgare in uso in quel tempo. Il genere comprende circa trenta specie, africane ed asiatiche, tra le quali la C. grandiflora è sicuramente la più interessante e la più diffusa. Tra le cultivar di Carissa grandiflora in commercio vi è la Carissa ‘Francy’, cespuglio vivace e molto fiorifero con frutti color arancio, la Carissa ‘Tuttlei’ dal portamento nano, prostrato e fitto di foglie.
A parte il frutto, il resto della pianta – come tutte le Apocynaceae – è velenoso. Oltre che come frutto fresco o in macedonie di frutta, in alcuni specie i frutti sono consumati immaturi in salamoia.
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