ULTIMAMENTE TUTTI HANNO SCRITTO CHE LA DEFORESTAZIONE È IN CALO Sticazzi, non credo che, se il tasso annuo netto di perdita di area forestale è rallentato, passando dallo 0,18% dei primi anni 90 allo 0,08% nel periodo 2010-2015, si può uscire a tagliare la legna per l’inverno. D’altronde è lo stesso Thomas Crowther, della Scuola di studi ambientali di Yale (una delle fonti degli studi che hanno diffuso la buona notizia) a ricordare come, partendo da quei numeri, in tutto il mondo siano necessari sforzi sicuramente maggiori per restituire la salute alle foreste. E così documentandomi su questa storia (a cui dedico comunque un capoverso alla fine di questo pezzullo n.d.a.) in Rete ho letto di una legge (la cosiddetta Cossiga-Andreotti) che risale nientemeno a una normativa in vigore da oltre vent’anni in Italia e che puntava a incentivare gli spazi verdi urbani. Naturalmente non è tutta farina del sacco tricolore ma del protocollo di Kyoto che indirizzo i governi del mondo ad agire in tal senso. Nel 1992 c’era un governo Craxi. Il firmatario fu il suo delfino, Martelli. Altri tempi. Ma purtroppo poche leggi sono state così disattese nella storia della Repubblica delle banane (tanto per renderci sempre più conto di quanto sia diffusa la sensibilità ambientale della nostra Italietta). Ma qualcosa due anni fa sembrava essersi mosso (la legge è entrata in vigore il 16 febbraio del 2013). Sembrava.

PER OGNI BIMBO UN ALBERO: ECCO COSA PREVEDE LA NORMA I nostri politicanti infatti – a soli ventun’anni distanza – nel 2013 hanno emanato una nuova legge (14 gennaio 2013, n. 10) dal titolo “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” e, in cuor loro (ne hanno uno?) hanno reso “operativo” il provvedimento del 1992, che solo Rutelli, durante il suo mandato di sindaco capitolino, aveva comunque recepito mettendola davvero in pratica. Come dicevo, la norma ancora in vigore prevede modifiche alla legge del ‘92 al fine di “assicurarne l’effettivo rispetto”. E cioè: i comuni ora non sono tutti ma solo quelli con popolazione superiore ai 15.000 abitanti (qualcuno mi spieghi il perché n.d.a.) e gli alberi debbono essere messi a dimora entro sei mesi e non già entro un anno dalla nascita del bimbo (in qualche modo hanno messo fretta a qualcuno che dovrebbe occuparsene); è stato aggiunto che si deve mettere a dimora un albero anche per i bimbi adottati, non solo per i neonati naturali e per controllare che i comuni rispettino la legge è previsto un “Comitato per lo sviluppo del verde pubblico”. Mi piacerebbe andare a intervistare i membri di questo comitato. Se esistono. E mi preme sapere quanti enti locali si sono adeguati nel tempo al rispetto della norma. Chissà se domani un neo-papà andasse al Comune a chiedere quando sarà piantumato l’albero per la nascita di suo figlio… che faccia farebbe l’impiegato comunale.

E LA DEFORESTAZIONE IN CALO? Come promesso poco più sopra, torno all’argomento che ha dato spunto alla mia breve indagine sulla legge Rutelli (la chiamo così per comodità espositiva e per il fatto che almeno lui qualcosa fece in tal senso n.d.a.), e confesso che – da giornalista è sicuramente un doppio peccato – da quando sono tornato in Italia dieci giorni fa, ho cercato di evitare con dolo la cronaca degli uomini (telegiornali, vite in diretta e quant’altro). Cuore e orecchi sono però rimasti aperti alle novelle che riguardano la Natura e, come tanti, mi ha incuriosito la notizia la deforestazione è in calo. Per farla breve i numeri tirati in ballo sono molto autorevoli: i primi sono estrapolati dal rapporto di valutazione globale della Fao, “The Global Forest Resources Assessment 2015”, pubblicato qualche giorno fa dopo essere stato presentato al Congresso mondiale sulle foreste svoltosi a Durban, in Sudafrica. Mentre gli altri dati vengono dalla rivista Nature che ha pubblicato un vero e proprio censimento verde, frutto della collaborazione di quindici Paesi, e condotto dall’università americana di Yale.

MORALE DELLA FAVOLA Innanzitutto tenete a mente il titolo preciso della legge “Un albero per ogni neonato“. Poi date una scorta al testo integrale cliccando qui. E se vi è nato un figlio da meno di sei mesi e vivete in un centro con più di quindicimila abitanti, andate in Comune a chiedere all’addetto di turno. E se non ne sa nulla, fate un gran casino. Per molti popoli è sempre esistita (talvolta vive ancora) la credenza che l’uomo abbia origine dalle piante. È tradizione antica piantare ritualmente un albero alla nascita di un bambino in molti luoghi d’Europa e del mondo. Un gesto simbolico per celebrare la nascita che rivela la fiducia che il genere umano ripone negli alberi, simboli archetipici della vita. Fico, noce, melograno, pino e olivo sono tra le specie più usate nel Mediterraneo per questo tipo di celebrazione. Ma questo per noi italiani è troppo davvero. Accontentatevi anche se per celebrare vostro figlio piantano un Castagno o un ficus Benjamin. È già qualcosa.

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Junio Tumbarello

Direttore responsabile

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La chiave della felicità risiede in un giardino. Con Vivaitaliani sto cercando di conciliare la mia esperienza nel campo della Rete e dei contenuti con la mia passione per la Terra. "Un uomo, d'altronde, ha bisogno di aria, di mare, di vento e di sole" mi ha detto un tizio conosciuto sul Cammino di Santiago che prima lavorava triste tra le quattro mura di un ufficio e ora è il guardia-parco più felice di Spagna. Mi piacerebbe seguire il suo esempio, d'altronde sono un giornalista professionista che ha sempre voluto fare il giardiniere. Ogni giorno mi dedico al mio orto biologico, ad un piccolo pollaio, ai miei due fedeli labrador, Puck e Othello, e a cinque fantagatti nella regal contea di Fantabosco.

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