Diffonde le proprie esperienze con conferenze e corsi in tutto lo Stivale, sul mensile Gardenia e in televisione, prima su Rai3 e Rai2, poi sui canali di Sky, con le rubriche “Guida al verde”, “Stagioni in casa”, “Favole in verde”, “Favole in rosa” e “Giardini d’inverno”, Vivaitaliani ha chiesto al maestro giardiniere qual è il ruolo del giardino oggi

Quando è stata la sua “prima volta” in giardino?La scintilla è scoccata all’età di sei anni. Oggi ho i capelli bianchi ed è facile capire che sia figlio del dopoguerra. Quando ero piccolo io non c’era la possibilità di scegliersi i giochi come oggi. I giochi dei bambini consistevano nell’imitare i gesti dei grandi. La mia passione nacque come un gioco. Mia mamma che faceva la sarta, ma aveva una passione forte per il giardinaggio. Nelle sue ore di pausa dal lavoro coltivava l’orto e curava i suoi fiori. Quando lei seminava qualcosa io le razzolavo dietro e le buttavo per aria ciò che faceva, ma a poco a poco imparavo. Finchè un giorno mia madre mi disse che avrei potuto avere un quadratino di terra tutto mio e mi regalò dei semi di ravanello. Poi mi segò il manico di un rastrello alla mia altezza e me lo diede.

E poi come è andata?Anni dopo capii che mi aveva dato i ravenelli perché solo venti giorni dopo dalla semina, potei raccoglierli. Fu in quel momento scattò dentro di me qualcosa di magico che mi ha spinto a seminare di tutto. E non ti dico quando vidi per la prima volta che durante l’inverno mia madre faceva talee di rose e gerani. Questa cosa di vederle piantare dei pezzettini di rami che dopo un poco germogliavano mi fece impazzire. E così cominciai a imitarla. Vicino dove abitavamo c’era un palazzo dove avevano piantato tantissimi gerani. Ricordo che una bella mattina andai lì e tagliai tutti i gerani del vicinato e mi portai a casa una montagna di talee, che naturalmente feci radicare.

Carlo Pagani per VivaitalianiE cosa fece con quel piccolo primo vivaio di gerani?Eravamo nel Dopoguerra e gli americani andavano avanti a cibo in scatola, così mi venne l’idea di andare in un posto dove di solito buttavano la spazzatura e raccolsi tutti quei barattoli per utilizzarli come vasi. Mi ritrovai con quasi trecento esemplari di gerani e il passo successivo fu quello di volerli vendere. A quei tempi ero troppo piccolo, – avevo quasi otto anni – andavo ancora a scuola. Non andavo bene in matematica ma avevo capito che alla maestra piacevano i fiori, così cominciai a portare con me i vasetti di geranio per regalarglieli. I miei voti in matematica ebbero subito un’impennata. Poi capii che anche alle altre maestre piacevano i gerani e a un certo punto mi ritrovai a tornare a casa con settanta, ottanta e cento lire. E quindi è nato tutto così. Dopo le elementari mia madre mi iscrisse alle scuole medie perché lì si studiava il latino e la naturale conseguenza sarebbe stata il Liceo. Nello stesso plesso dove avrei avuto frequentare le medie, c’era anche una Scuola di avviamento professionale Agrario. Il primo giorno di scuola invece di andare alle medie, mi presentai alla Scuola di avviamento professionale.

E che successe?Ricordo quel primo giorno, quando lessero l’elenco di tutti i bambini e il mio nome non c’era. Così inventai loro una balla dicendo che mia madre non era in grado di accompagnarmi e loro mi aggiunsero al registro. I giorni seguenti mia madre mi chiedeva sempre come andava a scuola. E così dopo quindici giorni dovetti confessarle che non andavo alle medie, ma all’avviamento professionale. È inutile dirti che la mia passione é lunga chilometri. È nata così passo dopo passo, a poco a poco. Ho sempre vissuto a contatto con le piante. Le piante hanno dato un senso alla mia vita, nel modo più totale.

Le piante per lei sono state compagne di vita, ma qual è oggi il ruolo del giardino e dell’orto?Giardino e orto sono importantissimi e attuali, oggi come non mai. Sono è una necessità perché ci tolgono dalla quotidianità delle quattro mura. Penso spesso a quei poveri disgraziati che sono costretti a passare tutta la vita chiusi in qualche luogo. Che sia un capannone industriale, un ufficio o un bar, ma comunque non all’aria aperta. Tutta questa gente, quando riesce a ritagliarsi un minuto libero, si rifugia nella Natura. Nella storia della civiltà credo che mai come ora si abbia bisogno di un ritorno alla Natura così forte. E più i ritmi della vita incalzeranno, più questo bisogno aumenterà. Il ruolo del giardino, di un fazzoletto di terra di quattro metri quadrati, dell’orticello dietro casa o anche solo di un balcone fiorito, è fondamentale per la nostra salute e per la nostra mente.

Avere un’inclinazione per il giardinaggio è roba di tutti?Bisognerebbe dare a tutti l’opportunità di affondare le mani nella terra e, al contempo, metterlo in condizioni di trovare soddisfazione in quello che fa fornendogli le giuste indicazioni. Mi capita spesso di sentir dire a qualcuno di avere il pollice nero e di far morire tutto, di non essere portato, ma io rispondo sempre che non è vero, perché sta tutto nell’applicare le regole giuste per questa o quella pianta. Una pianta d’altronde è un essere vivente e ha bisogno di mangiare e di bere. Con le giuste conoscenze, una volta che si dà l’emozione a qualcuno di seminare qualcosa e vederla crescere per poterne raccogliere frutti e fiori, sarà lui stesso a sbizzarrirsi di fronte a questo mirarcolo. È quasi certo che si inneschi un meccanismo straordinario che spinge poi all’avvicinamento alla Natura.

Il giardino consente una sorta di educazione sentimentale?Certo. Non dobbiamo mai dimenticare il sentimento altrimenti ci si inacidisce giorno dopo giorno. Basta guardare quanto sia talvolta bestiale quello che accade per strada come in Parlamento. Trovare rifugio nella Natura è quindi una delle ultime chances. Il contatto con il Verde è qualcosa che ti mette in pace anche dentro.

La televisione è un valido canale di diffusione della cultura del giardinaggio?Va benissimo la tv ma bisogna raccontare delle cose credibili. Perché c’è il rischio che se chi parla lo fa solo perché ha letto un libro e dispensa consigli sbagliati o approssimativi, a perderci in termini di credibilità è l’intero settore. Lungi da me fare polemica, ma per anni abbiamo assistito a format di giardinaggio che erano molto più scena e improvvisazione che altro. Trasmissioni in cui era normale dire che per allontanare gli afidi era necessario utilizzare il peperoncino piccante. La gente ha bisogno di informazioni corrette. Io non ho mai avuto grossi limiti, anzi ho preferito parlare anche delle tecniche di vivaismo industriale. Come fanno le piante in vaso a mantenersi così rigogliose? Cosa usa il vivaista che l’hobbista non usa? Per esempio non è un segreto che cornunghia e farina d’ossa, sono prodotti dopotutto naturali. Quindi perchè non parlare anche di concimi e prodotti che possono aiutare a portare avanti con successo la propria passione per il giardino. Perché radicano bene le piante? Perché c’è la perlite? La televisione è bibbia per chi la guarda, quindi è fondamentale fornire delle informazioni corrette. Non è vietato far parlare di giardinaggio un cantante, ma è necessario che i consigli li diano i giardinieri.

Flora 2000 per VivaitalianiCi può parlare dell’alta scuola di giardinaggio Flora 2000?Lì io pratico ciò che predico. Cerco di trasmettere delle nozioni utili e concrete. Innanzitutto tutto è organizzato per argomenti. Se un incontro è dedicato al prato, allora in una giornata affrontiamo tutte le tematiche, dalle tecnologie alla concimazione, fino alle tipologie di sementi. Se l’incontro successivo è dedicato alla rosa, l’argomento non si può esaurire con la potatura, ma si deve fare teoria parlando della storia della rosa, dagli assirobabilonesi fino al giardino di casa propria. E così a poco a poco si comincia ad apprendere la rosa e, per esempio, il fatto che per esse non esistono le specie ma i raggruppamenti… e parliamo delle rose bourboniane, delle rose damaschine e del fatto che man mano che la civiltà si è evoluta sono apparse tipologie di rose diverse. Il racconto delle rose non è solo un racconto varietale ma è una storia molto più complessa. I corsi che noi organizziamo portano a conoscere qualcosa di più della semplice pratica.

Chi partecipa a questi corsi?È un target trasversale. Ci sono giovani, anziani, liberi professionisti, signore ma anche dirigenti e persone super impegnate che appena possono ritagliarsi un po’ di tempo sono felici di impiegarlo dedicandosi alla loro passione. Ho capito che il germe di questa passione appartiene a molti, ma non tutti hanno il tempo di dedicarcisi. C’è l’anziano che ha passato la vita in ufficio e che non sa nulla e che guardando la sua carta d’identità ha pensato che è venuta l’ora di saperne di più, ma anche chi ha vissuto in campagna e che ha comunque voglia di imparare cose nuove. Mi piace raccontare loro non solo le cose positive ma anche gli errori più comuni in modo che loro possano non ripeterle. D’altronde la natura ha già inventato tutto. Si tratta soltanto di conoscerla più fondo e a quel punto applicare quei principi.

Ma come si svolge praticamente?Ogni sabato organizziamo un incontro pratico teorico su un argomento e le persone che vengono anche solo una volta, poi non vogliono più andare via, devo praticamente scacciarle con il manico del badile. Con ognuno di loro si instaura un rapporto intimo e simpatico. Ogni giorno passo due ore a rispondere alle email di appassionati ed ex allievi su domande di giardinaggio. Chiedo loro di mandarmi foto delle loro piante se hanno malattie, e consiglio come curarle e quali sono i prodotti migliori. Se vogliono curarla con prodotti biologici o chimici e così via.

Meglio chimici o naturali?Bisogna sfatare questo mito dell’idolatria dei prodotti bio. Ognuno ha la sua funzione, quello biologico serve ad una cosa e quello chimico assolve ad un’altra. È un po’ come per i medicinali, è chiaro che se usi la chimica, gli antibiotici ti guariscono subito, se invece usi i prodotti omeopatici ci vuole un po’ più di tempo e costanza. Con i prodotti fitosanitari praticamente è la stessa cosa. E poi non tutti i prodotti per così dire chimici sono dei veleni, ne esistono alcuni che se utilizzati rispettando alcuni criteri e determinate accortezze, vanno benissimo e servono a risolvere problemi in altro modo insuperabili.

Cosa pensa del giardinaggio online?È un fenomeno positivo. Dico sempre che tutto quello che serve a divulgare il Verde e la passione per la Natura e le piante è buono. Più siamo a parlare lo stesso linguaggio più chi legge, si appassiona e impara. Più si parla di generi, specie e varietà più le persone potranno comprendere come vengono classificate le piante. Ci sono blog straordinari, come quello della mia collega Mimma Pallavicini. In generale penso che che questi blog nascono proprio con l’intento di trasmettere una passione, quindi che ben vengano.

Flora 2000 per VivaitalianiChe ruolo hanno le mostre-mercato per la diffusione della cultura del giardinaggio?Sono importanti prima di tutto perché avvicinano la gente alla piante. Mi piacerebbe pensare che tutte proponessero il meglio del florovivaismo ma non sempre è così. La colpa non è certo degli espositori, ma degli organizzatori. Le prime che furono realizzate erano davvero bellissime e insolite. Poi con gli anni magari si sono uniformate troppo tra di loro. Ricordo la prima mostra di Masino nel 1991, che ancora oggi è un evento eccezionale. Poi vennero tutte le altre, dove si incontravano vivaisti che provenivano dalla Francia e dall’inghilterra e ognuno aveva una specialità della propria produzione. Erano l’occasione per proporre al pubblico delle cose interessantissime. Oggi molte sono divenute dei mercatini in cui gli espositori non portano cose particolari, ma sempre le stesse cose. Cosa che per carità può anche andar bene, ma non possono essere chiamate mostre di piante rare. Altre, invece, hanno mantenuto il loro prestigio e la loro particolarità come Orticola a Milano, Orticolario a Como o Murabilia. Per anni il verde ornamentale non è stato tenuto nella giusta considerazione, oggi invece il verde ornamentale sta finalmente diventando una materia importante per tutti.

Suppongo che le piante le piacciano tutte ma la sua preferita?Mi fa una domanda difficile. Sarebbe come chiedere all’emiro quale donna dell’harem è la sua preferita. Io amo la rosa. Non è un caso che l’azienda che ho condotto per tanti anni è specializzata nelle rose e nei frutti. Perché la mela è il frutto più antico della terra e la rosa è il fiore più antico della terra. Sono passati migliaia e migliaia di anni e si sono succedute civiltà ma queste due piante sono rimaste imperterrite. Poi andando avanti con gli anni prendi anche delle sbandate, puoi prendere delle cotte come succede nella vita. E così mi sono appassionato alle erbacee perenni, che sono piante eccezionali che dal punto di vista della realizzazione di un giardino risolvono problemi incredibili. E proprio per questo che da poco ho aperto un vivaio dedicato esclusivamente alle erbacee perenni.

Se dovesse consigliare un libro a un neofita, che cosa consiglierebbe?Di tutti i libri che ho scritto consiglierei quello che ho edito con la Giunti, il Maestro Giardiniere. Perché lì ci sono tutti i consigli che si possono seguire mese per mese, direi quasi giorno per giorno. Credo che tra i miei libri sia quello che possa appassionare di più. Poi naturalmente ci sono migliaia di libri in giro che sono utilissimi come “Elogio delle Vagabonde” che parla degli arbusti e dei fiori che hanno conquistato il mondo.  È un libro di Jilles Clement. Basta leggerne tre quattro pagine e non vuoi fare altro che divorarlo.

Che pianta non deve mai mancare in una casa?Rispondo senza esitazione il rosmarino. In una casa non dovrebbe mai mancare. Non vorrei farvi ridere ma dico il rosmarino perché lo si mette su tutto, è bello perché è di un bel verde e si può utilizzare in cucina. Lo si appoggia a un muro e non ha più bisogno di niente. Basta metterlo al riparo dalle correnti di aria gelata. Se parliamo di fioriture, naturalmente direi una rosa. Un giardino senza una rosa, non si può definire tale.

CREDITS FOTO: le immagini in cui è ritratto Carlo Pagani sono scatti di Daniele Cavadini (Gardenia).

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Junio Tumbarello

Direttore responsabile

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La chiave della felicità risiede in un giardino. Con Vivaitaliani sto cercando di conciliare la mia esperienza nel campo della Rete e dei contenuti con la mia passione per la Terra. "Un uomo, d'altronde, ha bisogno di aria, di mare, di vento e di sole" mi ha detto un tizio conosciuto sul Cammino di Santiago che prima lavorava triste tra le quattro mura di un ufficio e ora è il guardia-parco più felice di Spagna. Mi piacerebbe seguire il suo esempio, d'altronde sono un giornalista professionista che ha sempre voluto fare il giardiniere. Ogni giorno mi dedico al mio orto biologico, ad un piccolo pollaio, ai miei due fedeli labrador, Puck e Othello, e a cinque fantagatti nella regal contea di Fantabosco.

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