Per i due giovani, Eugenio Battaglia e Jacopo Amistani, sono in arrivo tre milioni di euro dai fondi europei per concretizzare il progetto agricolo-economico che promette tutt’altro che fumo. Va detto infatti che la filiera della canapa è una vera e propria manna -stavolta dalla terra e non dal cielo-: molteplici i settori a cui la sua coltivazione darebbe un forte impulso. Essa viene infatti utilizzata nel comparto tessile, in quello edile dove viene impiegata nella realizzazione di molti materiali -stucco, malta, cartonati- nella creazione di prodotti industriali, nella cosmetica, nel settore alimentarie -dove trova posto nella composizione di integratori alimentari, oli popure margarina- e, come è noto, nella produzione della carta. Le difficoltà legate alla coltivazione della pianta vengono tutte dal proibizionismo, ma dopo il 1998 qualcosa è cambiato. “Il vantaggio rispetto a dieci o venti anni fa -spiega Jacopo- è che non solo la legge si è adeguata a questa necessità, ma oggi possiamo anche avvalerci di potenti mezzi imprenditoriali che stanno digitalizzato gran parte dei processi gestionali e logistici. Il nostro obiettivo è di fornire ai contadini un accesso vantaggioso a questa produzione, garantendo loro la fornitura del seme, i macchinari ed il tutoraggio per reintrodurre la canapa nella rotazione delle colture. I contadini sono ulteriormente incentivati a coltivare questa pianta in quanto ottengono un rimborso da parte dell’Unione Europea (cfr. P.A.C.). Inoltre, la canapa arricchisce naturalmente il terreno, e permette un maggior profitto rispetto ad altre colture rotative. Ridurre le barriere all’ingresso per i contadini ci permette di avviare la filiera in maniera sostenibile e assorbire il prodotto grezzo per trasformarlo successivamente nelle quattro tipologie di semi-lavorato: Fibra, Canapulo, Seme e Infiorescenza. Attraverso questo “open franchising” vogliamo che queste zone ritornino ad essere nuovamente la spina dorsale di un Paese con un enorme potenziale agroindustriale. Superata questa prima fase di sviluppo, il progetto verrà rilasciato in un piattaforma open source, dove altre persone potranno contribuire apportando ulteriori modifiche e miglioramenti continui rendendo OpenHemp una comunità viva e capace di costante innovazione. Questo open franchising che proponiamo, intende superare i vecchi modelli industriali, trasformando l’approccio ai mezzi produttivi, che grazie alla rete, non sono più strumenti anonimi ma bene comune di tutti. Il nostro auspicio è che quest’idea possa far ripartire il mondo dell’agricoltura in Italia, reintroducendo una pianta ingiustamente demonizzata nel giusto posto che le spetta.”
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