È la storia di un pastore che, con impegno costante, riforestò da solo un’arida vallata ai piedi delle Alpi, vicino alla Provenza, nella prima metà del XX secolo. La prima edizione italiana fu pubblicata dal glorioso editore Vanni Scheiwiller. Il racconto inizia durante la Prima guerra mondiale in un paesino dell’Alta Provenza francese. Il narratore un giorno conosce un vecchio pastore, Elzéard Bouffier, che vive del tutto isolato, pascola le sue greggi indifferente e lontano dai tragici avvenimenti di quei giorni nel mondo. Ha modo di osservarlo nel suo semplice tenore di vita e si accorge che il vecchio Elzéard, ogni giorno, raccoglie e seleziona un centinaio di ghiande che poi semina con cura per tutta la vallata. Il narratore non capisce subito l’importanza di questo rituale che si ripete tutti i giorni. Nell’incalzare dei tragici avvenimenti della guerra, il narratore partito per il fronte, travolto dalla violenza in cui gli uomini si uccidono tra loro, assediati dalla fame, dalla paura e dal freddo, dimentica il semplice pastore e la sua abitudine. Finalmente la guerra finisce e il giovane ritorna nella sua vecchia e bella Alta Provenza, nel suo paese e trova una vera meraviglia.

Un libero che invita ad amare la NaturaScoprii la storia semplice e toccante dell’uomo che piantava gli alberi per puro caso, qualche anno fa imbattendomi su Youtube in uno splendido cortometraggio di Frèdèric Back (che potete vedere anche qui a sinistra) che racconta il libro di Giono con una poesia tale (nella versione originale francese la voce narrante è quella di Philippe Noiret) che nel 1987 gli valse il Premio Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione. Questa vicenda di un pastore che, con molta fatica e nessun tornaconto personale, si dedica tenacemente a piantar querce in una landa desolata può ancora apparire ai meno sensibili, tuttalpiu, come un’innocua stravaganza. Meritevole di suscitare, al massimo, un sorrisetto di compiacimento. Dietro a questa insolita storia positiva, persino ingenua, si cela invece un messaggio profondo. Capace di propagarsi nell’animo e nella cultura umana come le radici, i rami, le foglie e i frutti dell’albero sul terreno circostante. È un messaggio di riconciliazione dell’uomo con madre natura, è un messaggio di rinascita della foresta e della vita là dove erano state incoscientemente annientate.  

Jean Giono dovette spiegare ai lettori che la storia fosse finzione letterariaL’albero rappresenta da sempre un simbolo di vita, di solidità, di equilibrio e saggezza. Un albero è innanzitutto un organismo vivente naturalmente, ma come vegetale è anche una parte essenziali di qualunque ecosistema, senza le piante d’altronde gli animali non potrebbero esistere e non potrebbe esistere neanche la nostra specie. Dagli alberi traiamo il cibo, ma anche l’ossigeno che respiriamo. Ogni albero è la dimora segreta di mille creature appariscenti o sconosciute, sorprendenti o sfuggenti, in quella rete fittissima di rapporti che forma le fondamenta e la vitalità stessa dell’equilibrio ecologico.   L’albero ha dato moltissimo all’umanità, nel corso della sua lunga storia: forse è giunto il tempo di contraccambiarlo con affetto e generosità. Come fece nella sua pacifica vita l’indimenticabile Elzéard Bouffier, l’uomo che piantava gli alberi.  

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Junio Tumbarello

Direttore responsabile

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La chiave della felicità risiede in un giardino. Con Vivaitaliani sto cercando di conciliare la mia esperienza nel campo della Rete e dei contenuti con la mia passione per la Terra. "Un uomo, d'altronde, ha bisogno di aria, di mare, di vento e di sole" mi ha detto un tizio conosciuto sul Cammino di Santiago che prima lavorava triste tra le quattro mura di un ufficio e ora è il guardia-parco più felice di Spagna. Mi piacerebbe seguire il suo esempio, d'altronde sono un giornalista professionista che ha sempre voluto fare il giardiniere. Ogni giorno mi dedico al mio orto biologico, ad un piccolo pollaio, ai miei due fedeli labrador, Puck e Othello, e a cinque fantagatti nella regal contea di Fantabosco.

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